Memorie-2018

 

 

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DA ROMA ALLA TERZA ROMA

XXXV SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI

Campidoglio, 21-22 aprile 2015

 

 

BONIFAZI - CopiaCRISCICorrado Bonifazi

Massimiliano Crisci

IRPPS-CNR

 

ROMA E LA REALTÀ RECENTE DELL’IMMIGRAZIONE STRANIERA

 

 

 

La città di Roma ha sempre avuto una vocazione cosmopolita e ha attratto visitatori, pellegrini e nuovi cittadini dal resto d’Italia e del mondo in virtù di un’immensa eredità artistica e culturale, in quanto sede del Papato e, in tempi relativamente più recenti, in quanto capitale d’Italia[1].

Le prime indicazioni puntuali sulla presenza di stranieri nella città eterna risalgono al 1527 quando, secondo la Descriptio Urbis, un censimento indetto da papa Clemente VII alla vigilia del Sacco compiuto dalle truppe di Carlo V, era di cittadinanza straniera il 7,3% dei 55mila residenti in città (Lee 1983). All’epoca, i flussi da oltralpe erano stimolati soprattutto dai pellegrinaggi, particolarmente intensi in occasione degli “anni santi”, e dalle attività collegate alle corti ecclesiastiche. Si trattava soprattutto di persone di lingua germanica, spagnola e francese, appartenenti ai più diversi strati sociali (Sonnino 1998, Sanfilippo 2009) che svolgevano molteplici attività. Oltre ovviamente ai religiosi e ai numerosi studenti, affluivano a Roma persone appartenenti alle più diverse categorie professionali, come banchieri, notai, commercianti, intellettuali, artisti e artigiani specializzati. Tale processo migratorio si autoalimentava attirando ulteriore personale qualificato e non, interessato a servire la clientela di una specifica nazione, così da formare delle comunità immigrate parzialmente autosufficienti che tendevano a concentrarsi in determinate aree cittadine, spesso prossime ad un determinato luogo di culto o ad un’ambasciata (Sanfilippo 2009).

In età moderna la crescita della popolazione di Roma rimase legata per lunghi periodi alle sole immigrazioni (Sonnino 2009), ma all’indomani della proclamazione a capitale d’Italia la presenza straniera si fece meno consistente. Da un lato, con la fine dello Stato Pontificio la capacità attrattiva delle corti ecclesiastiche ebbe un duro contraccolpo, dall’altro, il modello migratorio del nuovo Regno d’Italia iniziò a caratterizzarsi soprattutto per le emigrazioni verso l’estero e per le migrazioni interne dalle campagne alle aree urbane (Bonifazi 2013).

Tra il 1870 e il 1970 Roma vive un intenso processo di urbanizzazione, al termine del quale la popolazione risulta più che decuplicata passando da 250mila a 2,75 milioni di unità, con una crescita alimentata da un saldo naturale ampiamente positivo e dalle immigrazioni provenienti dalle altre regioni italiane e dalle campagne circostanti. In un contesto di grande espansione demografica, fino agli anni ottanta del Novecento, i cittadini stranieri hanno continuato a rappresentare una quota trascurabile dei residenti, provenienti soprattutto da paesi a sviluppo avanzato, inseriti in posizioni professionali di prestigio, coniugati con italiani, spesso ecclesiastici oppure studenti. Un numero contenuto di persone che non incontrava difficoltà di integrazione anche per il ruolo ricoperto nella società di accoglienza. Ancora nel 1981 venivano censiti appena 29mila stranieri nell’intera provincia, pari a meno dell’1% della popolazione dell’area.

Solo a partire dagli anni novanta, la trasformazione dell’Italia in paese di immigrazione provoca un incremento dei residenti stranieri, divenuto fortissimo nel corso degli anni duemila, con valori che passano dai 50mila del 1991, ai 100mila del 2001, fino agli oltre 350mila del 2015 (Figura 1). Attualmente gli stranieri che vivono a Roma sono oltre il 12% della popolazione totale, una percentuale di quattro punti superiore alla media nazionale.

 

Figura 1 - Popolazione straniera residente

a Roma, 1951-2015.

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Fonte: Istat.

 

Dai primi anni settanta ad oggi l’ammontare della popolazione di Roma non ha subito rilevanti cambiamenti, la città ha continuato a perdere residenti a favore dei comuni circostanti nell’ambito di un processo di caotica diffusione urbana o di urban sprawl (Crisci et al. 2014). Negli ultimi decenni, la diffusione insediativa dal polo urbano all’hinterland metropolitano e la crescente presenza di migranti stranieri sono stati quindi due fenomeni che si sono sovrapposti e intersecati, andando a mutare profondamente la morfologia socio-demografica ed economica dell’area romana (Crisci 2010).

Il raffronto tra la struttura per età, sesso e cittadinanza odierna e quella del 1971 mostra in modo palese alcuni dei mutamenti demografici intercorsi (Figura 2). La piramide delle età di Roma nel 1971 ha una base assai ampia ad indicare la numerosità delle nuove generazioni nate durante il cosiddetto baby boom, anche se già erano visibili i primi segni di un calo delle nascite nel restringimento della base della piramide da zero a cinque anni di età, e mostra alcuni “segni caratteristici”, come le evidenti rientranze in corrispondenza delle generazioni meno numerose nate durante i due conflitti mondiali.

Nel 2015 la struttura per età e sesso della popolazione romana ha perduto la sua tradizionale forma triangolare e si restringe notevolmente al di sotto dei 40 anni di età, rispecchiando la fortissima riduzione delle nascite a Roma tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni ottanta. Questa prolungata fase di insufficiente ricambio generazionale fa sì che ad inizio del 2015 il numero dei 49enni (nati nel 1965) sia quasi il doppio rispetto a quello dei 21enni (nati nel 1993). I livelli di invecchiamento sono di conseguenza assai elevati: il 22% dei residenti ha più di 65 anni e per ogni 100 giovani con meno di 15 anni ci sono 160 anziani over 65 [2]. La popolazione straniera è composta soprattutto da persone in età lavorativa tra i 25 e i 50 anni di età. I giovani adulti sono particolarmente numerosi, basti pensare che un quarto dei residenti tra i 27 e i 36 anni è di cittadinanza straniera. Sebbene il fenomeno migratorio in Italia non rappresenti più una novità, la maggior parte degli stranieri è giunta nel nostro paese in tempi relativamente recenti e la loro età media è nettamente più bassa rispetto a quella degli italiani, sia per le donne (38 anni contro 48), che per gli uomini (33 anni contro 44). Nel caso degli italiani l’età media più elevata delle donne è dovuta ad una speranza di vita maggiore di quella degli uomini. Le donne straniere sono invece mediamente più anziane degli uomini, in quanto il mercato del lavoro romano, fortemente improntato sulla domanda di lavoro per servizi alla persona e alla casa, permette l’assorbimento di molte donne over 40 che hanno lasciato la loro famiglia nel paese di origine.

 

Figura 2 - Struttura per età e sesso della popolazione italiana e straniera.

Roma, 1971-2015.

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Fonte: Istat.

 

Le odierne migrazioni internazionali a Roma hanno ormai assunto caratteristiche analoghe a quelle osservate nelle global cities: eterogeneità delle presenze, connotazione sempre più “al femminile” dei flussi e inserimento dei lavoratori immigrati in attività a basso contenuto professionale, poco remunerate, instabili e spesso poco garantite (Castles, Miller 2009).

L’immigrazione straniera a Roma è oggi assai composita: sono quasi duecento le collettività presenti nella capitale. Le principali aree di provenienza sono (Tabella 1): l’Europa centro-orientale, in particolare Romania (88mila residenti, pari al 24% di tutti gli stranieri), Ucraina (14mila) e Polonia (13mila); l’Asia, soprattutto Filippine (41mila), Bangladesh (29mila) e Cina (16mila); il Sudamerica, specie Perù (14mila) ed Ecuador (8mila); l’Africa, in primo luogo Egitto (10mila) e Marocco (5mila). A differenza di quanto accadeva in età moderna, quando era forte la preponderanza degli uomini, la fase contemporanea dell’immigrazione straniera diretta a Roma si contraddistingue per una forte presenza femminile, dovuta alla consistente domanda di lavoro di cura e assistenza proveniente dalle famiglie italiane. Non è un caso che le collettività straniere più spesso impegnate nelle attività di collaborazione familiare mostrino una percentuale di donne residenti particolarmente elevata: Ucraina (82%), Polonia (67%) e Moldova (65%), Perù (62%) ed Ecuador (61%). La distribuzione per genere evidenzia invece una quota di donne molto più contenuta in alcune comunità nazionali che manifestano un modello migratorio “al maschile”, come il Bangladesh (22%) e l’Egitto (29%).

Gli stranieri sono occupati soprattutto nei segmenti meno ambiti del mercato del lavoro romano (Figura 3). Solamente il 3% è inserito nella fascia professionale più elevata, come dirigente, imprenditore o lavoratore ad alta specializzazione, che include invece il 26% dei lavoratori italiani. Appena il 6% degli stranieri lavora come tecnico o impiegato, contro il 42% degli italiani. Nella maggior parte dei casi (53%) sono inseriti in quelle professioni non qualificate che solo di rado coinvolgono gli autoctoni (6%). Il ventaglio delle professioni offerte agli uomini stranieri mostra una maggiore varietà rispetto alle donne straniere, che hanno la collaborazione domestica come settore lavorativo nettamente prevalente. Infatti, alcuni fenomeni socio-demografici, come il prolungamento della speranza di vita, la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la frammentazione delle famiglie e la riduzione della loro taglia media, hanno contribuito a creare degli squilibri nella società locale, che hanno alimentato una forte domanda di lavoro nei settori dell’assistenza agli anziani e della collaborazione familiare che soprattutto le immigrate straniere sono andate a incontrare.

 

Tabella 1 - Stranieri residenti. Cittadinanze più numerose e distribuzione per genere. Roma, 1° gennaio 2015. Valori assoluti in migliaia e percentuali.

Cittadinanze

Residenti (valori in migliaia)

%

femmine

Romania

88,4

56,9

Filippine

40,5

59,0

Bangladesh

28,5

22,0

Cina Rep. Popolare

16,1

49,2

Perù

14,3

61,7

Ucraina

13,7

81,5

Polonia

12,7

67,3

Egitto

10,3

28,5

India

9,1

45,2

Sri Lanka

8,8

45,8

Moldova

8,6

65,3

Ecuador

8,4

61,0

Albania

7,2

48,7

Marocco

5,2

43,9

Nigeria

4,2

44,9

Totale stranieri

363,6

52,4

Fonte: Istat.

 

Figura 2 - Distribuzione degli occupati stranieri e italiani secondo la professione. Roma, 2012. Valori percentuali.

Fonte: Istat.

 

Le differenti modalità di inserimento delle donne straniere nella società locale producono, tra l’altro, dei comportamenti riproduttivi estremamente divaricati tra le diverse collettività (Crisci 2006, 2010) (Tabella 2). La fecondità delle donne bangladesi ed egiziane, misurata dal tasso di fecondità totale (Tft) o numero medio di figli per donna, è assai elevata (rispettivamente 3,27 e 4,37 figli per donna in media) e supera quella fatta registrare in patria dalle connazionali (Tft: 2,36 e 2,89), per la loro condizione di donne ricongiunte ai mariti raramente inserite nel mercato del lavoro. Al contrario, le donne filippine, peruviane ed ecuadoriane che mostrano livelli di fecondità non distanti da quelli delle italiane (Tft compresi tra 1,37 e 1,53) e molto più contenuti che in patria (Tft compresi tra 2,58 e 3,11), sono condizionate da un’intensa partecipazione lavorativa extrafamiliare e da un progetto migratorio non di lungo periodo.

 

Tabella 2 – Numero medio di figli per donna (TFT) di alcune collettività straniere a Roma e in patria. Anni vari

Collettività

TFT nel comune di Roma (a)

TFT nei paesi di origine (b)

Albania

1,83

1,87

Polonia

1,40

1,27

Romania

1,88

1,32

Ucraina

1,25

1,31

Bangladesh

3,27

2,36

Cina

2,54

1,77

Filippine

1,53

3,11

Egitto

4,37

2,89

Ecuador

1,37

2,58

Perù

1,50

2,60

Nota: (a) media 2006-07; (b) media 2005-2010.

Fonte: elaborazione su dati Anagrafe di Roma Capitale e Onu, World Population Prospects.

 

Sebbene l’immigrazione sia vissuta in molti casi come una fase transitoria della propria vita, molti immigrati riescono a stabilizzarsi e a “fare famiglia”, come testimonia la consistente presenza di stranieri nelle età giovani e giovanissime[3]. La quota dei bambini nati a Roma da genitori stranieri è in costante crescita e nel 2012 ha raggiunto il 16,3%, una percentuale che sale al 22,5% se si considerano tutte le nascite da almeno un genitore straniero. Nel primo decennio degli anni duemila, le nascite straniere hanno contribuito ad una lieve ripresa della natalità romana, che negli ultimi anni si è interrotta per il calo delle nascite da genitori italiani e non sembra destinata a ripartire. Infatti, l’ingresso in età feconda - convenzionalmente compresa tra 15 e 45 anni - delle poco numerose generazioni di donne nate negli anni ottanta e novanta, in una fase di fortissimo calo delle nascite, e la contemporanea uscita delle più folte generazioni nate negli anni settanta, porterà inevitabilmente ad un decremento dei nati nei prossimi anni.

A causa degli elevati costi immobiliari, che condizionano anche i modelli insediativi degli autoctoni, gli immigrati stranieri riescono ad insediarsi nelle aree centrali e semicentrali della città solo con grande difficoltà, spesso andando ad occupare aree interstiziali e degradate abbandonate dagli italiani oppure dando vita a coabitazioni con connazionali caratterizzate da situazioni di grave sovraffollamento. Negli ultimi anni gli stranieri hanno adottato strategie abitative analoghe a quelle degli italiani, tendendo sempre più spesso ad insediarsi in aree decentrate, anche esterne a Roma, alla ricerca di costi abitativi più accessibili (Crisci 2010). Nella capitale gli stranieri risiedono soprattutto nei quartieri a cavallo del Grande Raccordo Anulare, in particolare nel quadrante settentrionale lungo la via Cassia (Grottarossa e La Storta) e nel settore orientale lungo la via Casilina (Torpignattara e Torre Angela), dove la quota di stranieri sulla popolazione complessiva arriva a superare il 20% (Figura 3). L’alta percentuale di stranieri residenti nel centro cittadino (Municipio 1), eccettuato il caso dell’Esquilino, è legata anche alla presenza di una popolazione assai variegata, formata da persone che svolgono attività ad alta qualifica, studenti, ecclesiastici, colf e badanti che vivono presso il datore di lavoro e anche a residenti fittizi presso associazioni assistenziali.

Nel corso dei prossimi anni le migrazioni internazionali potrebbero contribuire ad attutire alcuni dei profondi scompensi della struttura demografica romana. Secondo alcuni scenari previsivi (Sonnino et al. 2011; Casacchia, Crisci 2013), gli immigrati stranieri dovrebbero continuare a trovare posto in quei settori produttivi lasciati scoperti dalla forza lavoro locale. L’accentuarsi dell’invecchiamento demografico dovrebbe alimentare ulteriormente la domanda di assistenza agli anziani proveniente dalle famiglie italiane. Infatti, se da un lato nel breve-medio periodo le risorse del welfare state rivolte alle famiglie con anziani disabili non sembrano destinate ad arricchirsi, dall’altro, nei prossimi 15 anni il numero degli ultraottantenni che vivono a Roma dovrebbe crescere almeno del 50%. Il ruolo dei lavoratori stranieri si prospetta fondamentale anche nell’ambito di altri comparti del mercato del lavoro che subiranno l’invecchiamento demografico. Nel 2024 i giovani adulti tra 20 e 45 anni potrebbero essere 100mila in meno di oggi per l’ingresso in età lavorativa di generazioni meno numerose delle precedenti. Il che potrebbe ampliare la domanda di lavoratori stranieri anche in ambiti produttivi più qualificati.

 

Figura 3 - Stranieri per 100 residenti nelle zone urbanistiche di Roma, 1° gennaio 2013.

Mappa Perc_stranieri RM_rev24gen14

Nota: le zone urbanistiche con meno di mille residenti sono colorate in bianco. I confini dei 15 Municipi sono evidenziati in rosso.

Fonte: Ufficio Statistico di Roma Capitale.

 

Il fenomeno migratorio costituisce un importante fattore di mutamento oggi come in passato, ma a differenza di un tempo, quando Roma attraeva cittadini stranieri in virtù delle sue note specificità, le immigrazioni dei giorni nostri sembrano per lo più il frutto di processi che agiscono su scala mondiale e spingono masse di individui alla ricerca di migliori prospettive di vita nelle aree urbane italiane ed europee. Tuttavia, anche se è inevitabile considerare i flussi migratori diretti verso Roma come il prodotto di molteplici squilibri socioeconomici di carattere globale, appare altrettanto innegabile l’esistenza di alcuni elementi che regalano ancora oggi un appeal peculiare alla “città eterna”. Da un lato, quello che si potrebbe definire una sorta di “effetto Vaticano”, che ha avuto un ruolo importante nel favorire i primi flussi al femminile da diverse aree accomunate dalla matrice religiosa cattolica e continua a manifestarsi anche nel vasto lavoro di advocacy e di assistenza agli immigrati svolto da parrocchie e associazioni cattoliche. Dall’altro, permane un “effetto Roma”, inteso come insieme di caratteristiche attrattive per un’immigrazione non di sussistenza - il contesto artistico e culturale, il ruolo amministrativo e diplomatico, le attività del terziario avanzato - che mantiene il suo fascino su numerosi cittadini stranieri che hanno eletto la città a loro residenza.

 

 

Bibliografia

 

Corrado Bonifazi, L’Italia delle migrazioni, Bologna 2013.

Corrado Bonifazi, L’immigrazione nelle principali aree metropolitane italiane, in Gli immigrati stranieri e la capitale. Condizioni di vita e atteggiamenti dei filippini, marocchini, peruviani e romeni a Roma, a cura di C. Conti e S. Strozza, Milano 2006.

Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, Immigrati stranieri a Roma, in Rhome. Sguardi e memorie migranti, a cura di C. Pecoraro e P. Masini, Roma 2014.

Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, I genitori stranieri in Italia: alcune cifre, in MinoriGiustizia n. 3, Milano 2014.

Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, Roma e il suo hinterland: dinamica recente della presenza straniera, in Roma e gli immigrati: la formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.

Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, La popolazione dell’area metropolitana di Roma. Evoluzione demografica e previsione al 2024, in IRPPS-CNR Working Paper Series, n. 56, luglio 2013, 1-78.

Stephen Castles, Mark J. Miller, The Age of Migration, London 2009.

Massimiliano Crisci, La fecondità delle donne straniere a Roma: un tentativo di stima, in Roma e gli immigrati: la formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.

Massimiliano Crisci, La partecipazione politica degli immigrati in ambito locale: il caso del comune di Roma, in Roma e gli immigrati: la formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.

Massimiliano Crisci, La popolazione straniera residente in provincia di Roma, in Gli immigrati nella provincia di Roma. Rapporto 2006, a cura di A. Morrone, E. Pugliese, G.B. Sgritta, Milano 2007.

Massimiliano Crisci, I commercianti e l’immigrazione straniera: accoglienza e diffidenza, in Argomenti. Rivista di economia, cultura e ricerca sociale 28, Milano 2010.

Massimiliano Crisci, Italiani e stranieri nello spazio urbano. Dinamiche della popolazione di Roma, Milano 2010.

Massimiliano Crisci, Roberta Gemmiti, Enzo Proietti, Alberto Violante, Urban sprawl e shrinking cities in Italia. Trasformazione urbana e redistribuzione della popolazione nelle aree metropolitane, Roma 2014.

Egmont Lee, Descriptio Urbis. The Roman Census of 1527, Roma 1985.

Matteo Sanfilippo, Roma nel Rinascimento: una città di immigrati, in Le forme del testo e l’immaginario della metropoli, a cura di B. Bini e V. Viviani, Viterbo 2009.

Matteo Sanfilippo, Roma città aperta: luogo di accoglienza, di incontro culturale, di religiosità, <http://www.baobaroma.org/pdf/2006/romacittaaperta.pdf>.

Popolazione e società a Roma dal medioevo all’età contemporanea, a cura di E. Sonnino, Roma 1998.

Roma e gli immigrati. La formazione di una popolazione multiculturale, a cura di E. Sonnino, Milano 2006.

Eugenio Sonnino, Popolazione e immigrazione a Roma: stime dei saldi migratori, 1620-1870, in Storia d’Italia. Annali. Migrazioni, a cura di P. Corti e M. Sanfilippo, Torino 2009, 75 ss.

Eugenio Sonnino, Salvatore Bertino, Oliviero Casacchia, Massimiliano Crisci, Giuseppe D’Orio, Rossana Rosati, Popolazione e previsioni demografiche nei municipi di Roma Capitale. Dinamiche attuali e prospettive fino al 2024, Roma 2011.

 



 

[Un evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia]

 

[1] Il testo riprende e aggiorna concetti e considerazioni del seguente lavoro: Corrado Bonifazi, Massimiliano Crisci, Immigrati stranieri a Roma, in Rhome. Sguardi e memorie migranti, a cura di C. Pecoraro e P. Masini, Roma 2014.

[2] A fianco delle migrazioni internazionali, l’invecchiamento è stato uno dei fenomeni demografici più rilevanti degli ultimi decenni e si è prodotto sia in termini assoluti, come crescita del numero di anziani, che in termini relativi, come aumento della percentuale di anziani sulla popolazione complessiva. L’ammontare degli anziani è aumentato con l’allungamento della speranza di vita, mentre alla crescita della quota di anziani, ha contribuito la diminuzione della natalità e la conseguente contrazione delle nuove generazioni.

[3] Oltre la metà degli stranieri maggiorenni è coniugata (54%), così come avviene per gli italiani, che avendo una struttura per età più invecchiata mostrano invece una quota minore di celibi/nubili e un’incidenza più elevata di vedovi/e.